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  • NUOVO CINEMA PARAD…EHM, ORCHIDEA: UNA SALA PER L’ESSAI.

    25/01/2016 Autore: Grazia Moretti
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    Amanti del cinema d’essai, all’appello. Uno degli storici mono-sala potrebbe presto riaprire i battenti. Si tratta del Nuovo Orchidea in via Terraggio, tra sant’Ambrogio e Corso Magenta, piccolo cinema (chiuso da sei anni) di una vecchia Milano che tra gli anni ’70 e gli anni ’90 arrivava a contare oltre duecento sale. Erano ovunque, in qualsiasi zona della città, moltissime concentrate in Corso Vittorio Emanuele, oggi sostituite dalle vetrine di sfavillanti negozi di abbigliamento o fast food.

    I giovani vicini agli anta non possono aver scordato quella Milano. Quando l’andare a cinema era un’esperienza lontana dalla rincorsa al consumo indistinto di film che spesso avviene oggi nei multisala. Si partiva dalla fila per ritirare al botteghino un biglietto piccolo di carta sottile e delicato; varcare la soglia aprendo le pesanti tende di velluto e fare un bagno onirico tra l’odore di chiuso e quello del fumo, scegliere e prendere posto su una scomoda e cigolante sedia di legno e stare. A guardare. Un film d’autore, un film difficile o un film qualunque, ma il film. L’unico proiettato in quel cinema, l’unico possibile in quel luogo e in quel momento. Andare a cinema non era, come oggi, la possibilità, una volta approdati nei multiplex, di scegliere tra dieci titoli proposti in sala E, F, G, H, I, L…; nessun bigliettaio che, dietro un vetro con un microfono e la stessa voce di quando arrivi in aeroporto in ritardo e ti avvisano tramite interfono che sei pregato di recarti al gate con la massima urgenza, ti chiede se preferisci stare nelle prime file o in quelle centrali o in quelle in fondo. Nessun posto numerato assegnato, nessun tappeto di popcorn sotto i piedi e nessun chiassoso battage pubblicitario di “dal prossimo mese al cinema” prima dell’inizio del film. Con l’avvento della televisione, poi delle videocassette, dei dvd e infine di internet, consumare film lontano dai grandi schermi, attraverso altri mezzi è diventato più semplice. Il cinema non ha più la stessa centralità sociale e culturale di un tempo e non è più il luogo appartato dei primi amori o della propria solitudine.

    È un’attività come un’altra, come andare a mangiare una pizza o al centro commerciale. Un diversivo.

    Con la tecnologia, la necessità di abbattere i costi, la ricerca di una comodità che poi in effetti si rivela essere un vincolo fortissimo, sono collassati diversi cinema piccoli e indipendenti che si sono scontrati con l’annoso problema di conciliare qualità e sostenibilità economica. E quelli che hanno resistito si possono veramente contare sul palmo di una mano. Ma, ogni tanto, una bella notizia, qualcosa che va controcorrente. Per la gioia dei nostalgici e dei cinefili d’altri tempi, ma non solo, verrà lanciato un bando per il restauro e la riqualificazione dell’Orchidea: l’intenzione è quella di restituire alla città uno spazio per le pellicole d’autore, vecchie e nuove, concedere un luogo alla produzione indipendente e di nicchia, fuori dalla logica della massificazione. Ma anche alla proiezione di spettacoli, che siano teatrali, di opera lirica o di balletto. Una sala di 125 posti per l’essai, termine francese, oggi non più tanto di moda.

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