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  • QUANDO SI ANDAVA ALLO ZOO DEI GIARDINI DI PORTA VENEZIA.....

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    E’ una bella giornata di primavera, ideale per fare una passeggiata con la mia bimba. Potrei portarla ai Giardini di Porta Venezia. Lei adora il parco. Prendiamo l’occorrente: bottiglietta dell’acqua, biscottini, borsetta, cappellino e usciamo. La piccola è veramente contenta. In pochi minuti siamo in strada e mano nella mano ci dirigiamo verso Palestro.

    Entrate, cerchiamo immediatamente un posto tranquillo all'ombra. La panchina sotto la grande quercia è ideale. Mentre alzo gli occhi per osservare, soddisfatta, la chioma dell’albero, sento una voce che mi chiama. E’ la mia amica Ornella. La piccola, felicissima, le corre subito incontro. Ciao cara come stai? Che ci fai qui....Ornella con un gran sorriso mi dice che era di passaggio, ci ha viste da lontano e siccome era da tanto che non vedeva la bimba, ha deciso di venirci incontro. Che carina, è sempre molto dolce.

    L'aria è fresca, non c'è molta gente, fare due chiacchiere con un amica è sempre piacevole, soprattutto per aggiornarsi reciprocamente sulle ultime news. Ornella sbaciucchia la piccola, la prende in braccio e si siede accanto a me. 

    E’ cresciuta tanto dall’ultima volta che ci siamo viste! esclama Ornella. 
    Il parco è un posto bellissimo per i bambini. Per lei, è pieno di ricordi. Suo nonno la portava spesso qui da piccola.

    Era il classico appuntamento della domenica: tutti a vedere gli animali. 

    Ma...quali animali, Ornella? Non siamo mica allo zoo!

    Ornella attacca, prendendomi in giro: si vede che sei milanese da poco tempo. Qui una volta c'era uno zoo, non grandissimo, ma sufficiente per attrarre bimbi e adulti.

    Quando il nonno veniva a casa mia, io e le mie cuginette lo aspettavamo con ansia sulla porta dell'ingresso con in mano un sacchetto pieno di briciole di pane che avevamo raccolto durante la settimana. Ci servivano per dare da mangiare agli animali.

    Ornella mi ha incuriosito! Con la scusa di mostrarle il mio nuovo smartphone, cerchiamo insieme notizie precise in merito.

    A Milano, dal 1923 al 1992, c'era una specie di mini safari metropolitano.
    Ornella riattacca. Si entrava da via Manin. Ad accoglierti una grande fontana e un cancello con la scritta zoo. Subito incontravi le gabbie degli animali feroci: leoni, tigri e pantere. Il leone non faceva per niente paura, anzi, era il più simpatico.

    C'erano poi la giraffa e il suo cucciolo. Era affascinante col suo lungo collo. Si faceva accarezzare serenamente, a me divertiva molto e andavo via malvolentieri trascinata a forza dalle mie cugine.

    Ornella sembra divertirsi a recuperare i suoi ricordi e non è difficile immaginarla correre per il parco con in mano il sacchettino delle briciole.

    E che dire dell'ippopotamo? Un simpaticone che aveva la testa per metà immersa nell'acqua di una piscina. Ad attirare l'attenzione dei visitatori era poi il gran baccano che facevano i leoni marini e le foche che saltavano nell'acqua di una vasca dalle piastrelle azzurre. Restavi incantata a guardarli.

    Ma la vera attrazione dello zoo era Bombay, l'elefantessa super addestrata che richiamava l'interesse di tutti. A orari quasi regolari si esibiva in diversi spettacoli. Uno fra tutti, che non scorderò mai, era quello dei grossi cubi numerati. A comando Bombay era capace di pescare proprio quello chiamato dall'istruttore.

    E sapeva suonare anche l'organetto! Era veramente buffa con quel paio di occhiali grandissimi che le sistemavano sul grande e lungo nasone, come per farle leggere lo spartito musicale che le mettevano davanti.  Alla fine dello spettacolo allungava la sua enorme proboscide per recuperare dalle mani dei visitatori le monetine che consegnava all'addestratore, mentre mangiava le arachidi che le venivano offerte da noi più piccoli.

    C’era anche un piccolo puledro, potevi cavalcarlo e fare la foto. E come dimenticare il mitico Giovanni? Un macaco dal sederino rosso che si voltava di scatto quando lo chiamavi per nome.

    Sai, qui, nella parte alta del giardino, in una delle "montagnette" c'erano gli orsi. 
    Orsi?  

    Sì, l'orso bianco, il bruno e il nero. Uno di loro era vegetariano! Era scritto su uno dei cartelli posti davanti alla grotta che lo ospitava. Credimi, le cose strane si ricordano sempre meglio.

    Che dire poi della voliera dei rapaci e della gabbia delle bertucce? E il rettilario dove strisciavano cobra e pitoni? Era la parte che cercavo sempre di evitare perché non ho mai avuto simpatia per i rettili.

    Vedi il laghetto con le anatre? Forse è l'unica cosa che rimane dello zoo. Il sacchetto delle briciole veniva svuotato completamente proprio qui.

    Ah, dimenticavo le zebre! Quegli strani cavalli a strisce bianconere.

    Per noi piccoli lo zoo era immenso, sembrava veramente di essere in Africa, in mezzo alla savana.

    Mio nonno ci raccontava che tra coloro che si prendevano cura degli animali c'era una donna, la signora Molinari. Conosceva bene ogni singolo animale, le loro abitudini, le loro manie, i loro gusti, le loro debolezze e i loro bisogni e selezionava personalmente il cibo per ogni ospite dello zoo.

    E noi a volte sognavamo di fare da grande proprio il suo lavoro.

    Ornella che bei ricordi, ma come mai oggi non c'è più? Cosa è successo?

    Per quanto ne so, questi luoghi sono stati pian piano chiusi un po’ ovunque, per tanti motivi. E alla fine è meglio così. Negli ultimi anni ci stiamo tutti accorgendo sempre di più di cosa significhi e quanto sia importante il rispetto per gli animali, sia domestici che selvatici.

    Guardo l'orologio, si è fatto veramente tardi. Il tempo è proprio volato insieme a Ornella.

     

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