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MILANO DA BRIVIDO: I LUOGHI PIÚ INQUIETANTI DELLA CITTÁ.
Di Milano abbiamo chiare le immagini delle sfavillanti vetrine di via della Spiga, delle folle multietniche di turisti in Piazza Duomo, degli imponenti grattacieli di Porta Nuova, della bellezza e dell’incanto dei Navigli, soprattutto dopo il tramonto.
Ma quanti di voi hanno voglia di conoscere altri aspetti della città, come, ad esempio, luoghi un po’ noir che tacciono e nascondono storie inquietanti di fantasmi, intrighi e assassinii?
Oggi ve ne raccontiamo due.
Partiamo dal Duomo. Immaginiamo, dopo aver pagato il biglietto al botteghino alle spalle della chiesa, di salire in cima, sulle sue guglie. Facciamolo, possibilmente, verso l’ora del tramonto quando lo spettacolo si presenta ancora più suggestivo. A piedi o in ascensore, l’emozione che si prova è unica: passeggiare tra più di millecinquecento statue, nicchie, trafori e godere della bellezza del panorama, è un’esperienza che solo il primo uomo che è penetrato all'interno della tomba di Tutankhamon potrebbe capire, direbbe la voce narrante del film Il favoloso mondo di Amélie.
Ed è qui, tra le guglie, che si potrebbe incontrare il fantasma di Carlina, la protagonista di una tragica storia d’amore.
Si narra che Carlina, giovane donna della provincia di Como, sposò un giovane di nome Renzo. Una delle sfumature più sinistre del racconto si trova all’inizio della storia: il colore nero dell’abito nunziale di Carlina. La tradizione feudale, infatti, voleva le spose avvolte nella seta nera al fine di trarre in inganno il feudatario del luogo che godeva dello jus primae noctis (il diritto di consumare la prima notte di nozze con tutte le neo spose). Carlina e Renzo, recatisi in viaggio di nozze a Milano, decisero di salire sulle guglie del Duomo e, immersa nella nebbia di ottobre e probabilmente spaventata dai draghi e dagli ornati delle guglie, Carlina viene assalita dal terribile senso di colpa per essersi concessa, prima del matrimonio, ad un giovane straniero, padre del bambino che portava in grembo. Sebbene avesse deciso di non fare parola dell’accaduto al suo sposo, quel luogo così misterioso, silenzioso e coinvolgente provocò in lei un rimorso talmente doloroso che cominciò, disperata, a correre tra le guglie. Renzo la vide cadere nel vuoto, ma il corpo di Carlina non fu mai ritrovato.
La leggenda narra che il tormentato fantasma di Carlina, vestito di nero, si aggiri ancora nei pressi del Duomo facendo ogni tanto la sua apparizione nelle foto di alcune coppie di giovani sposi che si fanno immortalare sul sagrato della chiesa. Però non c’è da temere: la sua presenza è l’augurio di una fortunata e felice vita insieme.
Il secondo luogo sinistro e, diciamo la verità, anche un po’ macabro, si trova tra il Duomo e l’Università statale, in piazza Santo Stefano: la chiesa di San Bernardino alle Ossa. E il nome lascia già presagire qualcosa di cupo. La chiesa fu costruita sul finire del 1200 tra un ospedale dove venivano curati, tra gli altri, i lebbrosi e il cimitero in cui le vittime della terribile malattia venivano sepolti.
Quando negli anni ’20 del 1600 venne allargata la chiesa, questa arrivò a inglobare una parte di quello che era stato in passato il cimitero. Ad entrarvi dentro, in maniera rapida e superficiale, sembrerebbe un normale luogo di culto, semplicemente ammantato di incenso e silenzio. Ma dedicando più attenzione, se si volesse seguire un cartello che indica lo stretto corridoio che termina in una cappella oltremodo inquietante, ci si ritroverebbe davanti a pareti interamente rivestite di teschi e ossa, in alcuni punti raggruppate in modo da formare il simbolo della croce.
Basterebbe questo a fare di san Bernardino un luogo tetro e lugubre.Ma la leggenda ci viene in soccorso nel caso volessimo approfondire: pare che la notte del 2 novembre lo scheletro di una bambina, collocato a destra dell’altare, prenda vita incitando anche tutti gli altri scheletri a lasciare i loro tumuli per inscenare una danza funebre che riempirebbe la notte facendo risuonare il macabro scricchiolio delle ossa anche fuori dalla cappella.
Queste sono solo due delle tante leggende, e nemmeno tra le più inquietanti.
Al lettore la possibilità di provare…per credere!