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VI RACCONTO UN SEGRETO.
Voglio portarvi con me in un posto magico. Si trova a Milano, ma non lo direste mai perché sembra di essere da tutt’altra parte, che so, in Trentino, in una colorata stradina di Burano, in Olanda, in rue Montmartre, in un borgo del Medioevo o in un paesino sconosciuto del Salento. Qualsiasi altro luogo, meno che a Milano nel 2016.
Vorrei portarvi in via Tobagi 8, dove si trova la Fornace Curti, che ancora oggi sforna materiale in cotto.
La sua storia risale ai tempi di Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza, duca di Milano.
Siamo nella metà del 1400 e un tale Antonio Averulino, architetto toscano, detto “il Filarete” (sì, quello della famosa torre del Castello Sforzesco), sta lavorando al progetto dell’Ospedale Maggiore la Ca’ Granda, quella che oggi è l’Università Statale degli Studi di Milano. La duchessa Bianca Maria chiede che la realizzazione di alcuni mattoni e formelle sagomate venga affidata alla fornace di Giosuè Curti che, all’epoca, aveva la sua bottega nei pressi delle Colonne di San Lorenzo. Ai tempi, tutt’intorno, vi scorreva l’acqua del Naviglio.
Da allora la sede della fornace cambierà indirizzo altre tre volte passando nel 1700 con Pietro Curti in Ripa di Porta Ticinese. Un secolo dopo, con Felice Curti, sul Naviglio Pavese fino ad arrivare in via Tobagi nei primi del 1900 con Attilio Curti. Di generazione in generazione e di bottega in bottega, i Curti hanno sfornato i cotti non soltanto dei più celebri palazzi e giardini di Milano, ma anche di chiese e abbazie sparse per la Lombardia: dalle loro botteghe provengono, i cotti della certosa di Pavia, delle abbazie di Morimondo e Chiaravalle, della chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Attraverso i secoli, hanno frequentato le botteghe dei Curti i più famosi artisti e artigiani per dipingere maioliche, cuocere sculture, recuperare argilla. Ancora oggi è possibile passeggiare in questa corte dell’arte dove si respira aria di creatività, operosità tra piccoli atelier e laboratori che raccontano di una Milano antica e sempre moderna. Un piccolo, curioso e segreto angolo che racchiude la memoria di questa metropoli che oggi vediamo vivace e frettolosa, ma che, fortunatamente, non perde il suo cuore artistico, poetico e così romantico.
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