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QUEL GROSSO GRASSO PANETTONE MILANESE
Ogni famiglia coltiva e tramanda le proprie tradizioni per prepararsi ad accogliere il Natale. Nelle case dei milanesi, è usanza preparare l’albero il 7 dicembre, giorno in cui si festeggia Sant'Ambrogio, patrono del capoluogo lombardo.
C'è un'altra consuetudine che contraddistingue le festività natalizie meneghine: stiamo parlando di una tradizione gastronomica, il panatton, dolce tipico milanese. Alcuni lo amano, altri invece preferiscono il rivale veronese, il pandoro, ma comunque non si può negare che il panettone rappresenti un'icona di Milano.
Se è noto a tutti, o quasi, dove il panettone è nato, non sono forse altrettanto famose le sue origini, arricchite nel tempo da alcune leggende che ne hanno accresciuto fascino e mistero. Questi racconti oltre a spiegare come è nato il panettone, narrano anche di Milano e delle sua storia.
Secondo fonti storiche incerte, pare che il panettone risalga al XV secolo, quando gli antichi statuti delle corporazioni imponevano ai fornai di cuocere pane di frumento per i ricchi e pane di miglio per i poveri, con un'unica eccezione: il giorno di Natale poteva essere venduto a tutti un pane diverso dal solito e molto ricco, composto da frumento, burro, uova, canditi e uva passerina (il nome "panettone" deriva da pan de ton, cioè di tono, di lusso, proprio perché era un pane molto sostanzioso). Da qui deriva l’usanza di mangiare questo pane dolce e nutriente durante le feste natalizie: l’antica tradizione voleva che il panettone venisse usato per il rito del ciocco la sera del 24 dicembre, quando si poneva un grosso pezzo di legno da ardere (il ciocco) nel camino mentre il capofamiglia distribuiva una fetta di panettone a tutti i membri della famiglia riuniti attorno alla tavola.
Inizialmente il panettone era infornato senza alcuno stampo: la forma a cui siamo abituati nasce nei primi anni del Novecento ad opera di Angelo Motta che conferisce uno slancio verticale alla sagoma del panettone e ne avvolge la base con la tipica fascetta di carta da forno.
Cosa dicono le leggende?
Sono molteplici le vicende popolari che si contendono il privilegio di avere dato i natali al panettone. La prima racconta che Ughetto, figlio di un tale Giacomo Atellani, fosse innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio. Ughetto per conquistarla, si fece assumere come garzone e pensò una nuova ricetta per migliorare il pane, aggiungendo burro, zucchero, uova e uvetta.
La seconda leggenda narra che il cuoco alla corte di Ludovico il Moro fosse stato incaricato di preparare un suntuoso pranzo natalizio, ma durante i preparativi, fu dimenticato il dolce nel forno e così bruciò. Fu lo sguattero Toni a trovare una rapida soluzione, realizzando un dolce con gli ingredienti rimasti: farina, burro, uova e uvetta. Ludovico e gli ospiti ne furono così entusiasti che il dolce fu chiamato “Pan de Toni” in onore al suo ideatore.
Un'altra leggenda invece ne attribuisce l'invenzione alla monaca Ughetta che per celebrare il Natale con le sue consorelle, aggiunse zucchero, burro, canditi e uvetta all'impasto per il pane.
Un'altra curiosità: i nomi di due dei protagonisti di queste leggende, Ughetto e Ughetta, non sono casuali, ma sono legati al vocabolo ughett che nel dialetto milanese significa uvetta che, insieme ai canditi, è un ingrediente che caratterizza questo dolce.
Per chi vuole celebrare il dolce milanese, l'appuntamento è per domenica 17 dicembre dalle ore 16.30 in Galleria Vittorio Emanuele II dove si terrà la manifestazione "Il panettone più grande del mondo": si potrà ammirare un immenso e incredibile panettone di 140 kg per due metri d'altezza, da cui saranno ricavate 1200 fette da mangiare come da tradizione!
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