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IL CENACOLO VINCIANO, PATRIMONIO MONDIALE UNESCO
Milano è oggi sempre più meta di flussi turistici legati non solo alla moda e al business, ma anche all’arte e alla cultura. Uno dei siti che attirano maggiormente visitatori da tutto il mondo è certamente la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’adiacente convento domenicano (esempi dell’arte rinascimentale italiana) e, in particolar modo, il Cenacolo di Leonardo da Vinci, situato all’interno del refettorio.
L’estrema importanza di questi capolavori ha permesso il loro inserimento in una lista riconosciuta a livello mondiale di beni di valore universale. Cosa significa e come è accaduto?
Il 16 novembre 1972 a Parigi viene adottata dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura) la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio mondiale, culturale e naturale: aderendo a questa convenzione gli Stati si obbligano a identificare, proteggere, conservare, valorizzare e trasmettere alle generazioni future il patrimonio presente sul proprio territorio.
Con lo stesso documento la Convenzione istituisce un Comitato del Patrimonio Mondiale, una commissione intergovernativa chiamata a riconoscere i beni che hanno le caratteristiche per essere considerati valore universale eccezionale. Ogni Paese membro può sottoporre al Comitato un inventario dei beni presenti sul proprio territorio ritenuti di fondamentale importanza a livello mondiale, chiedendone l’inserimento in un elenco ufficiale riconosciuto da tutti.
Attualmente, l’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti in lista (48) e, tra questi, l’unico presente a Milano è proprio Santa Maria delle Grazie.
L’Ultima cena resta il punto catalizzatore turistico dell’intero sito: che cosa rende quest’opera pittorica così importante?
É indubbio che si tratti di un capolavoro artistico. Al contrario di quello che può sembrare, il Cenacolo non è un affresco, ma un dipinto parietale, realizzato su intonaco secco.
La prima differenza con l’affresco sta nel metodo di realizzazione: l’affresco viene effettuato su uno strato di intonaco fresco, che incorpora chimicamente il colore permettendone la durata nel tempo; asciugando, subisce poi un processo chiamato carbonatazione –grazie a particolari minerali presenti nell’intonaco-, che crea in superficie una patina di protezione dura e traslucida. Tuttavia, questo tipo di pittura porta con sé alcune limitazioni: la necessità di effettuare stesure rapide di colore (che tende ad asciugare velocemente) e l’aspetto leggermente opaco finale dell’opera.
Leonardo non voleva rinunciare alla sua tecnica pittorica analitica e precisa, caratterizzata da minuziosità, ripensamenti e revisioni in corso d’opera; inoltre, il suo desiderio era quello di realizzare un’opera che apparisse come un quadro dipinto, vibrante nel colore, in grado di coinvolgere emotivamente l’osservatore. Scelse dunque di trattare la muratura con la tipica tecnica del dipinto su tavola, cioè quella della tempera grassa: questo metodo pittorico utilizza pigmenti di colore in polvere stemperati con altre sostanze organiche come uova o caseina, per ottenere effetti di compattezza e traslucidità. Così facendo, il genio toscano ha ottenuto un dipinto dai colori vigorosi, vividi e luminosi, ma purtroppo poco adatto all’ambiente del refettorio, la cui umidità incide negativamente sull’opera causandone da subito un lento degrado, oggi costantemente monitorato e arginato da restauri mirati.
L’aspetto più interessante dell’opera resta, però, la scelta del soggetto. Il tema dell’ultima cena era già stato trattato sia nell’arte medievale che in quella rinascimentale, ma il focus di questa iconografia era l’istituzione del sacramento dell’eucarestia; Leonardo, invece, sceglie di puntare l’attenzione sull’istante che segue la dichiarazione di Gesù “Uno di voi mi tradirà” (dal vangelo di Giovanni). Viene rappresentato l’attimo successivo all’annuncio, cogliendo i moti dell’animo di tutti i protagonisti: la drammatica e consapevole solitudine di Gesù, accentuata dall’impianto prospettico del dipinto; il ritrarsi scomposto di Giuda Iscariota; l’avvicinarsi impetuoso e istintivo di Pietro; l’incredulità del terzetto di apostoli composto da Matteo, Giuda Taddeo e Simone; l’espressione di devozione di Filippo, e così via. Di fatto Leonardo, rappresentando sui volti e nelle posture dei soggetti il potere dei sentimenti in maniera decisamente realistica, dà il via ad una vera e propria innovazione artistica, con cui gli artisti contemporanei e successivi si sono dovuti inevitabilmente confrontare, a partire da Caravaggio.
Come visitare il convento per vedere il capolavoro dal vivo?
Date le condizioni precarie, il Cenacolo è accessibile esclusivamente su prenotazione in giorni stabiliti, in gruppi di massimo 25 persone. Per informazioni dettagliate e prenotazioni si rimanda al sito ufficiale.