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MILANO, CITTÁ ITALIANA PIÚ A MISURA DI DONNA
In una ricerca realizzata da Scenari Immobiliari in collaborazione con il Gruppo Gabetti, Milano è risultata la metropoli più “women friendly”
Le città stanno affrontando innumerevoli cambiamenti sociali che vanno dalle modifiche delle dimensioni, per crescita o abbandono, alla necessità di ridefinire un assetto urbano in grado di assicurare agli abitanti libertà di movimento, di accesso ai servizi, di conciliazione della vita e del lavoro.
Desiderio e necessità di libertà nei territori conosciuti, in una situazione di sicurezza, sono fra i sentimenti più comuni a tutti gli individui ma l’analisi della possibilità che questo avvenga mette in luce differenze che riportano all’uguaglianza di genere. Il tema, ampiamente discusso negli anni, è diventato spirito del nostro tempo e ha indotto le istituzioni a considerare maggiormente come donne e uomini interagiscono nelle sfere personali, professionali e pubbliche.
Nonostante ciò, nel 2019 il 40% delle donne nel mondo vive in Paesi in cui solo affrontare l’argomento è pura illusione e un altro 40% è inserita in realtà con condizioni al di sotto degli standard minimi. Naturalmente la situazione degli stati occidentali è molto diversa, grazie a maggior sviluppo economico e maggiori risorse disponibili, ma nessun Paese al mondo si avvicina agli obiettivi indicati dai Sustainable development goals, i traguardi di sviluppo sostenibile contenuti nella Agenda 2030 delle Nazioni Unite che al quinto posto inserisce la parità di genere.
Le azioni per sostenere diversità e inclusione sono molteplici ma le resistenze culturali sono elevate. Un primo passo concreto sarebbe quello di rendere eque le opportunità di accesso alle posizioni di leadership per le donne, volontà sostenuta ma poco attuata, inspiegabile se rapportata agli enormi progressi dell’istruzione femminile.
In questo scenario si fa largo un nuovo modo di affrontare il tema, ovvero l’insostenibilità economica e sociale delle disparità. Secondo il World Economic Forum serviranno almeno altri 100 anni per eliminare le disparità che non sono più soltanto un problema morale ma anche un’urgenza economica e sociale.
Che significa questo per le città europee e per quelle italiane? Ma soprattutto, che ruolo hanno le stesse nel sostenere i cambiamenti culturali in atto?
Nella 27esima edizione del Forum, tenutosi a Santa Margherita Ligure lo scorso mese di settembre, intitolato “W City”, Scenari Immobiliari in collaborazione con Gabetti Property Solutions ha voluto indagare il punto di vista delle donne sulla città, evidenziare le esigenze femminili del vivere contemporaneo a partire dalla dimensione urbana e di quartiere, fino ad arrivare a definire nel dettaglio le peculiarità della abitazione.
L’analisi è stata condotta attraverso la divulgazione di un questionario, tra maggio e luglio 2019, a una platea eterogenea di donne e uomini su tutto il territorio nazionale.
Quello che emerge è un tipo di società urbana non facilmente inquadrabile, caratterizzata da un forte legame con il quartiere, trasversale al luogo di vita nel territorio nazionale, alle condizioni personali, alla professione.
Il rapporto con il quartiere non è quasi mai ostile. Nonostante le zone, i rioni, i sobborghi, si differenzino per gruppi sociali che li abitano, strutture architettoniche e urbanistiche che li disegnano, mercato immobiliare che li qualifica, essi appartengono emotivamente alle donne che, al crescere dell’età, giustificano e perdonano le stesse mancanze per cui non assolvono le città. Il radicamento da vincolo diventa risorsa nell’uso di spazi pubblici e servizi locali.
La relazione con la città è più complessa, in alcuni casi conflittuale. Chi la vive come un sistema ricco di opportunità a diverse scale, da combinare, ne misura in modo poco romantico virtù (servizi) e vizi (sprechi). Chi da essa è delusa, per limitato accesso alle risorse urbane, reale o percepito, ribalta all’interno dello spazio privato, in particolare all’ambiente residenziale, necessità e soddisfazioni.
E così, nel rapporto tra la città e la donna, Milano viene considerata la più woman friendly e ciò dipende non solo dalla capacità del luogo urbano di adeguarsi ma anche dalla capacità delle donne di fare lo stesso. La popolazione femminile vive molto più tempo fuori casa rispetto al passato, si sente parte della polis, vi partecipa e ritiene i temi della sicurezza, delle infrastrutture di trasporti e servizi, necessari per conciliare al meglio lavoro, famiglia, aspirazioni personali.
Da Milano e dalla sua città metropolitana, sono venute il maggior numero delle risposte al questionario. Già questo primo risultato evidenzia una attenzione particolare al tema del vivere urbano. Buona parte, più del 60%, ha tra i 35 e i 54 anni. Oltre il 15% ha fra i 25 e i 34 anni, e lo stesso peso è rappresentato da chi ha fra i 55 e i 64 anni.
Quasi un quarto del totale vive solo, il 40% con un’altra persona. Le famiglie o i gruppi formati da tre o quattro persone sono il 33%. La struttura del nucleo famigliare racconta di una realtà sociale composita in cui le categorie classiche, single, coppia, famiglia con figli conviventi, non superano per ogni gruppo il 20%. Il restante 30% vive nelle città in forme di convivenza frammentate con genitori e parenti di altro grado, figli per periodi più o meno limitati dopo separazioni, convivenza con amici o altre persone con cui non si hanno particolari legami.
La percezione della città metropolitana di Milano, internazionale, policroma, inclusiva, sicura, comoda, operosa ed efficiente, ma nello stesso tempo avvicinabile, è confermata dalle opinioni rispetto alla sua adeguatezza nei confronti della vita femminile, considerata positiva, mediamente adatta o molto idonea.
Più di un terzo del campione è nato a Milano e ha deciso di rimanerci, un altro terzo si è trasferito per lavoro e non rileva motivi per volersene allontanare, oltre il 10% si è trasferito perché voleva vivere in questa città e ha fatto in modo di riuscirci.
Nonostante passino le mode, le abitudini e gli interessi, Brera continua a essere fra i luoghi preferiti, elegante, nascosta, pedonale. Alla tradizione si unisce però l’innovazione e quindi ecco City Life in cui si sposano architettura, presenza umana e verde, poi Porta Nuova bella, nuova, luminosa. Poi i giardini e i parchi della città, i giardini Indro Montanelli, parco Sempione e il castello, il parco delle Cave, quello delle Groane, il parco Nord. Il Duomo, le vie della moda e Sant’Ambrogio concludono le preferenze sommandosi ai luoghi di Leonardo, la Vigna, Santa Maria delle Grazie e i musei. E romanticamente qua e là emergono preferenze uniche e locali, gli Oratori della tradizione milanese e la magnolia di Largo Cairoli perché quando fiorisce sta per arrivare la primavera.
Nei centri minori del territorio milanese la Piazza continua a essere il luogo preferito, unito a quegli spazi, percorsi e passeggiate, conosciuti fin da bambini.
La vita in città è considerata adeguata alle esigenze contemporanee e la soddisfazione è ritenuta medio alta per tutti gli aspetti, ma emergono elementi che potrebbero essere migliorati per conformare ulteriormente i centri urbani al mondo femminile:
- alle donne che lavorano serve sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità;
- alle donne che stanno a casa servono più luoghi di aggregazione, più attività di vicinato;
- alle donne con figli interessano servizi e smart working per conciliare vita privata e lavoro;
- alle donne sole importano, oltre alla sicurezza, il prolungamento degli orari di alcuni servizi;
- alle donne anziane premono i servizi di assistenza domiciliare e residenze dedicate.
Il luogo in cui si vive è ritenuto dalla stragrande maggioranza molto importante e nel medio periodo l'attaccamento è rimasto invariato, oltre che per motivi affettivi, in ragione del fatto che la città è molto migliorata.
La quasi totalità, oltre l’87%, ritiene il quartiere in cui vive adatto alla gestione della vita. Per questo motivo nel caso di necessità di cambiamento oltre il 35% sceglierebbe lo stesso quartiere, e circa un quarto la stessa città. Un quinto è attirato dalla possibilità di poter trascorrere una parte della vita all’estero.
Per le nuove milanesi smart city si identifica con l’impegno condiviso; senza l’impegno di tutti i cittadini è impossibile parlare di una smart city. Sharing economy e sostenibilità ambientale, soprattutto legata al trasporto pubblico e al sistema dei parcheggi, completano l’ambito di interesse.
La casa delle milanesi è un appartamento in condominio vissuto solo in alcuni momenti della giornata, dove è anche possibile lavorare (la quasi totalità svolge una professione a tempo pieno fuori casa) utilizzando sala, cucina o studio. È un ambiente luminoso e la luminosità è caratteristica irrinunciabile.
La casa, dicono, racconta molto di loro: mostra chi sono, come vivono, quali esperienze hanno fatto e quali sono i loro desideri. Nella casa troviamo rappresentato il bisogno di privacy, infatti è considerata un rifugio, un luogo protetto, ma anche la propensione ad utilizzare quegli stessi spazi come luogo di socializzazione e di contatto con il mondo esterno come luogo di accoglienza.
È considerata il miglior investimento che si possa fare. Il 72% vive in proprietà e di queste il 40% l'ha acquistata da sola, in alcuni casi con l’aiuto di famigliari.
Dal punto di vista dimensionale le case sono ritenute adeguate al soddisfacimento delle esigenze e sono quasi equamente distribuite per taglio dimensionale dal bilocale al pentalocale (circa 25% per ogni categoria), i monolocali sono meno del 2%. Il 72% possiede una cucina separata. Il 60% ha un aiuto domestico e con esso diminuisce l’utilizzo del food delivery, complessivamente poco apprezzato. Le milanesi cucinano, raramente a pranzo, molto spesso la sera, quasi sempre nei fine settimana.
La zona giorno è considerata fondamentale per definire la piacevolezza della vita nell’ambiente domestico da oltre il 70%, una bella e ampia zona giorno rende tutti gli altri difetti della casa più accettabili, e l’aumento delle possibilità di convivialità è al centro dei desideri. Tra gli spazi che le donne ritengono necessari per rendere la vita più semplice appaiono balconi e terrazzi (70%), box o posto auto (52%) e cucina (46%).
Avendo a disposizione centomila euro da dedicare alla casa verrebbero privilegiati il rinnovo di arredo e immagine della casa e, se possibile, i lavori di ampliamento. Nel caso di possibilità di cambiamento dell’abitazione, la maggioranza rimarrebbe nella stessa zona e si allontanerebbe solo per migliorare i propri standard di sicurezza o per avvicinarsi al centro.
L’innovazione tecnologica viene considerata uno strumento per raggiungere un miglioramento del grado di sicurezza, per migliorare il proprio comfort e per ottenere una maggiore facilità di gestione anche se a scapito di un percepito aumento dello stress e di un rischio di riduzione della privacy.
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